Sotto la lente di s-peek: si vendono ancora i giocattoli?
Tra nuove forme di intrattenimento e l’impatto della pandemia, l’industria dei giocattoli vende ancora?
Il 2020 è stato un anno che ha inflitto un duro colpo a ogni settore, specialmente a quelli che si occupano di svago. L’industria dei giocattoli non fa eccezione. Eppure, con l’aumento del tempo trascorso in casa dalle famiglie, alcuni produttori di giocattoli hanno visto aumentare le loro vendite. Abbiamo scelto tre produttori di giocattoli italiani con una lunga tradizione alle spalle e siamo andati a vedere su s-peek quale fosse l’andamento del loro business dopo le restrizioni causate dalla pandemia.
Clementoni
“Il gioco è una cosa seria!”, ripeteva spesso Mario Clementoni, fondatore della Clementoni SpA. Siamo nel 1963; Clementoni, appena tornato nella natia Recanati dalla fiera del giocattolo di New York, abbandona il suo lavoro e fonda insieme alla moglie un’azienda produttrice di giocattoli. È in un garage che aprono la loro prima officina e realizzano il loro primo gioco da tavolo, La Tombola della Canzone, ispirato al Festival di Sanremo. L’azienda, ora guidata dai quattro figli, continua a divertire i grandi e i piccoli di tutto il mondo.
La Clementoni rientra tra quelle aziende che hanno beneficiato del tempo che le famiglie hanno trascorso in casa.
Infatti, l’impresa ha registrato un aumento del fatturato nel 2020, che ha raggiunto un valore di 156,69 milioni di euro.
La società dimostra di una gestione finanziaria equilibrata e ha ottenuto un MORE Credit Rating di BBB. La nuova funzionalità di analisi testuale all’interno report Extended12M di s-peek, spiga nel dettaglio il perché: “la solvibilità” – si legge nel commento automatico – “appare buona e in miglioramento rispetto all’anno precedente. […] Si evidenzia come la variazione del patrimonio netto per l’anno 2021 sia superiore rispetto a quanto atteso. L’indice della copertura del passivo, ossia il rapporto tra attività e passività, appare molto solido, e pari a 1.73.”
Quercetti
Nel 1950 nasce invece una delle più famose aziende di giocattoli educativi, simbolo del Made in Italy: la Quercetti, fondata da Alessandro Quercetti.
Il riconoscimento nazionale e internazionale dell’azienda si avrà già nel 1953, con l’invenzione dei Chiodini, per i quali Quercetti si impone come marchio. Le famose puntine in plastica con la testa a forma di funghetto colorato hanno intrattenuto milioni di bambini in tutto il mondo, aiutando loro a sviluppare la fantasia e la manualità, e la tradizione continua tutt’oggi.
Dopo un anno di restrizioni ferree, nemmeno la Quercetti è riuscita a evitare il regresso.
Infatti, nel 2020 si registra un calo nei ricavi di vendita del 15% rispetto all’esercizio precedente, che da 8,16 milioni di euro scendono a 6,94 milioni.
I risultati fornitici dal report Extended12M confermano che nel 2020 si è arrestato il trend di crescita che l'azienda proseguiva dal 2018.
Il 2020 ha infatti riportato un calo del fatturato, sceso da 8,83 milioni di euro a 7,55 milioni. Positiva invece la situazione riguardante l’indebitamento, dal momento che i debiti a breve termine sono diminuiti da 2,7 milioni di euro nel 2019 a 2,3 milioni nel 2020, permettendo così alla Quercetti di migliorare la propria posizione finanziaria netta e aumentando le disponibilità liquide del 34%.
Androni Giocattoli
Concludiamo quest’analisi con un’industria dei giocattoli che nel 1967 inizia a operare nel campo della trasformazione delle materie plastiche, l’Androni Giocattoli. Dal 1974 si specializza nella produzione di giocattoli in plastica e oggi è una delle storie di maggior successo in Italia. L’azienda vanta un vasto assortimento di mattoncini compatibili con i più famosi marchi, oltre a giochi da spiaggia come secchielli e formine.
Androni Giocattoli vanta una classe di rating A e mostra un netto trend di miglioramento che prosegue dal 2018.
L’azienda non presenta debiti finanziari, né a breve né a lungo termine, come evidenza l’analisi testuale all’interno del report Extended12M: “la solvibilità appare estremamente solida e in linea con l’esercizio precedente” - si legge nel commento.
Le vendite sono rimaste pressoché invariate tra il 2019 e il 2020, attestandosi attorno a poco meno di 19 milioni di euro.
Guardando ai dati di bilancio, una conferma della buona gestione dell’impresa arriva dalla posizione finanziaria netta (PFN), che mostra il grado di indebitamento dell’azienda al netto delle sue risorse liquidi. L’assenza di debiti finanziari, sia a lungo che a breve termine, rende il valore della PFN equivalente alle riserve di liquidità, che hanno inoltre registrato una crescita del 48%.
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