Rating e Scoring

Il rating è una misura utile a verificare lo stato di salute di un’impresa o una banca, e dunque a valutare qual è il rischio che in futuro non riesca a pagare i propri debiti.

Più precisamente, un rating del credito è un’opinione sull’affidabilità creditizia di un soggetto economico, quale ad esempio un’impresa, una banca, o un ente pubblico. Tale giudizio è espresso da agenzie autorizzate sotto forma di un codice o simbolo (ad esempio “AAA” o “BBB”), ciascuno dei quali identifica una classe di rischio ordinata sulla base di una scala prefissata. Ai gradini più alti della scala di rating ci sono le categorie che l’agenzia ritiene finanziariamente più solide, mentre a quelle più basse corrispondono i soggetti più rischiosi.

L’ultimo gradino della scala, tipicamente contrassegnato da una “D”, identifica i soggetti già caduti in “default”, ovvero quelli che si sono effettivamente resi inadempienti rispetto a uno o più impegni finanziari assunti in precedenza. In generale, i rating del credito rappresentano uno strumento sintetico di valutazione del rischio di controparte: a rating più bassi corrispondono rischi maggiori, e probabilità di default superiori; a rating più alti, i rischi sono inferiori e le probabilità di default più contenute.

Una valutazione del merito creditizio analoga al rating è rappresentata dal “credit score” o “scoring”. In questo caso la valutazione può essere espressa sia sotto forma di un codice o simbolo (analogamente al rating), sia sotto forma di un punteggio numerico.

Di norma, più alto il punteggio (o la categoria di riferimento) e maggiore l’affidabilità creditizia del soggetto valutato, e minore la sua probabilità di default. La distinzione tra rating e score è rilevante sotto il profilo giuridico in tutta l’Unione Europea sin dall’entrata in vigore del Regolamento sulle agenzie di rating (2009).

I giudizi calcolati in modo automatizzato attraverso l’applicazione di un sistema o modello statistico prefissato, senza l’intervento di un analista di rating, sono definiti come “score” e non ricadono tra le attività regolamentate. Il rating, soggetto invece alle norme di legge, implica il contributo sostanziale di uno o più analisti che quindi partecipano attivamente alla formazione del giudizio.

Grazie a Gianni Zorzi, Professore di Risk Management e Finanza Internazionale, Università degli Studi di Udine
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