Imprenditoria femminile in Italia: questo 8 marzo facciamo parlare i dati

Un 8 marzo dedicato all’imprenditoria femminile: come va in Italia?  

L’8 marzo è la Giornata Internazionale della Donna, una data per celebrare le conquiste sociali, economiche e politiche di genere; ma forse c’è poco da festeggiare. I dati parlano chiaro, in Italia il Gender Gap è ancora piuttosto evidente, infatti si stima che le donne continuino a guadagnare molto meno rispetto agli uomini, con un 4,4% in meno nel settore pubblico e un 17,9% in meno nel settore privato. Alcune ricerche dimostrano che questo Gap si acuisce soprattutto nel settore del digitale, infatti il 45% dei responsabili HR italiani ha sostenuto che esistano più candidati uomini dotati delle competenze necessarie rispetto alle donne.

Un po’ di numeri sull’imprenditoria femminile in Italia

Ma non ci sono solo brutte notizie, per fortuna. Secondo gli studi più recenti, infatti, circa il 21% del PIL italiano è prodotto da aziende guidate da donne. Le aziende totalmente guidate da donne sono poche ancora, l’Italia infatti è al 29esimo posto in classifica per numero di donne presenti nei consigli di amministrazione di società quotate in borsa. Per quanto riguarda le aziende non quotate, solo il 14% di queste ultime hanno al loro vertice una donna. In ogni caso, le imprese femminili rappresentano circa il 22,6% delle imprese totali, con più di 845.000 aziende guidate da donne e oltre un milione di imprese in cui le donne sono amministratrici.

Quali sono i settori in cui la presenza femminile è maggiore?

Un dato sorprendente, innanzitutto, riguarda l’aumento delle imprese a conduzione femminile nel Sud Italia. Infatti al 2019 la presenza femminile ha registrato un incremento rispetto a quella maschile soprattutto in Sicilia, con 1,6% rispetto allo 0,8% maschile, seguita da Sardegna, Lazio e Calabria. I settori principali in cui la presenza femminile è maggiore riguardano soprattutto il settore del commercio (in cui lavora il 23,7% delle donne), il settore alberghiero e della ristorazione, delle attività manufatturiere, seguiti dai settori di cura alla persona (con un tasso del 53% di imprenditorialità femminile), i servizi sanitari e di assistenza alla persona.

Ma cos’è successo con il covid?

I settori citati precedentemente, in cui vi è una maggiore presenza di imprenditoria femminile, sono stati anche i settori maggiormente colpiti dal Covid. Il danno economico che questi settori hanno subìto è stato ulteriormente acuito dalla persistenza del credit crunch sull’imprenditoria che ancora oggi rende più difficile l’accesso al credito da parte delle donne rispetto alle aziende a guida maschile. Per questo motivo, con la nuova Legge di Bilancio, è stato istituito un fondo di 20 milioni di euro che verrà gestito attraverso il Comitato per le donne di impresa, oltre alle speranze riposte nel cosiddetto Recovery Plan, con l’introduzione di nuove misure per ridurre il Gender Gap soprattutto nei temi di transizione digitale e transizione green. 

Esempi di imprenditoria femminile: il settore dell’abbigliamento durante il Covid

Uno dei settori maggiormente colpiti dal Covid è stato il settore dell’abbigliamento, settore dove la presenza femminile è tra le maggiori. Non fa eccezione nemmeno uno dei maggiori brand di abbigliamento di lusso, Prada, fondata dai fratelli Prada nel 1913 a Milano, e guidata dal 1978 da una delle figure imprenditoriali più di spicco in Italia, Miuccia Prada. Il Covid ha segnato profondamente l’azienda, come in generale il settore dei beni di lusso, per questo motivo nel 2020 Prada ha ottenuto un MORE Score BB, in calo rispetto all’esercizio precedente. È il segnale di un settore che ha avuto difficoltà a riprendersi dalla pandemia. Nel 2021 tuttavia si è manifestata una ripresa dei consumi, con una crescita economica sostenuta che tuttavia sarà possibile verificare solamente con i dati di bilancio 2021 alla mano.

Un esempio di resilienza: Grappa Nonino

Non tutti però hanno risentito della pandemia. Un esempio di resilienza e resistenza alle oscillazioni del mercato è dato da Grappa Nonino, un brand di distillati tutto al femminile. Nel 2020 l’azienda ha ottenuto un MORE Credit Score A, in linea con l’anno precedente, e ha visto un miglioramento degli indici di solvibilità, che appaiono estremamente solidi, oltre a un incremento del patrimonio netto che si è rivelato superiore rispetto a quanto previsto. Ha contribuito a tale risultato il successo della più giovane della famiglia, Francesca, che nel corso degli ultimi due anni si è affermata sui social come “l’influencer della grappa” avvicinando il pubblico più giovane a questo prodotto.

PlanStudio a sostegno delle donne

Un ultimo esempio di capacità di ripresa è sicuramente dato dall’azienda PlanStudio, azienda impegnata nel settore dell’arredamento e che ha sviluppato software e tecnologie specializzati nell’arredo su misura. La società ha ottenuto un credit score A e ha registrato un miglioramento degli indici di liquidità rispetto all’esercizio precedente, oltre che a un consolidamento di tutte le aree su valori ottimi. In particolare, sotto il profilo della solvibilità, la società “appare molto solida e in miglioramento in relazione all’anno precedente” come si legge nell’analisi testuale all’interno del report Extended12M, dato confermato anche dai valori di leverage (1.13) e di financial leverage (0.25) che indicano un indebitamento contenuto sia dal punto di vista commerciale che finanziario. La società è molto attiva sul tema dell’imprenditoria femminile e ha deciso di supportare le donne tramite un bonus sui propri servizi, con l’intento di spronare le donne a farsi largo nel mondo imprenditoriale.  

torna all'indice
Il blog di s-peek
Informazioni e suggerimenti
per imparare a valutare
finanziariamente partner,
competitor e clienti