Assicurazioni contro i danni climatici: il nuovo obbligo per le imprese

La Legge di Bilancio 2024 introduce l'obbligo assicurazione climatica per le imprese

C'è una forte novità per le imprese italiane. La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto l'obbligo per le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia di stipulare entro il 31 dicembre 2024 un'assicurazione contro i danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale.

Questa misura si inserisce in un contesto di crescente consapevolezza dei rischi climatici e della necessità di prepararsi ad essi, in particolare in un contesto come quello italiano che mostra livelli significativi di esposizione ai rischi climatici e bassa diffusione delle assicurazioni; dal 1980 al 2021, solo un quarto dei danni causati da calamità naturali in Italia era coperto da assicurazione. Insieme alla Grecia, l'Italia configura agli ultimi posti della classifica europea tra i Paesi con minore copertura assicurativa per i danni da eventi climatici, situazione a cui ora il governo intende dare un freno il prima possibile.

Come funziona la polizza per danni da clima?

I contratti assicurativi dovranno coprire i danni a terreni, fabbricati, impianti e macchinari, nonché ad attrezzature industriali e commerciali. Il contratto dovrà prevedere un eventuale franchigia non superiore al 15% del danno e l'applicazione di premi proporzionali al rischio.

Per le imprese che non adempiranno a tale obbligo entro il 31 dicembre, sono sono previste sanzioni amministrative e pecuniarie. Nello specifico:

  • una sanzione amministrativa pecuniaria da 100mila a 500mila euro;
  • l'esclusione da qualsiasi contributo o agevolazione pubblica a sostegno delle imprese colpite da eventi calamitosi.

Secondo i dati dell'ANIA, l’associazione delle imprese assicuratrici, al momento in Italia la maggioranza delle grandi imprese è già assicurata contro rischi naturali e climatici: a doversi muovere saranno soprattutto le piccole, più di metà delle quali non ha una copertura.

Come è misurato il rischio climatico?

Restano da definire le modalità con cui misurare il rischio climatico che insiste sulle imprese. Su questo punto si è mossa già nel 2022 la Banca di Italia con la pubblicazione del documento "Aspettative di vigilanza sui rischi climatici e ambientali", che recepisce le direttive della BCE riportate nell ”ECB Guide on climate-related and environmental risk".

Il documento mette in luce la necessità per le imprese di incorporare misure di sostenibilità nella strategia aziendale e delinea le azioni necessarie per valutare e gestire i rischi climatico-ambientali. 

Questi rischi vengono distinti in due categorie:

  • Rischio fisico: si riferisce all'impatto economico derivante dall'atteso aumento di eventi naturali come alluvioni, terremoti, grandinate, etc.
  • Rischio di transizione: misura l'impatto economico cui le imprese saranno soggette in conseguenza dell'implementazione di normative atte a ridurre le emissioni di carbonio e favorire lo sviluppo di energie rinnovabili.

Sulla base del documento sono nati i primi modelli per la valutazione del rischio fisico, adottati dalle assicurazioni per stimare la probabilità di incidenza di eventi climatici estremi in base alla locazione geografica delle imprese. Tali modelli, come quello sviluppato da modefinance, tengono in considerazione, oltre ai dati geografici, anche la specificità del business aziendale, grazie a una mappa di materialità che indica la rilevanza di un dato evento fisico per un dato settore di business. Il risultato si traduce in un punteggio (Score), utilizzato per valutare il profilo di rischio fisico dell’impresa e quindi la relativa polizza.

Come la sostenibilità influenza la concessione dei finanziamenti

L'obbligo di dotarsi di un'assicurazione contro gli eventi climatici estremi si inserisce in un solco che da qualche anno sta tracciando un nuovo modo di concepire la solidità delle imprese.  

Se fino a poco tempo fa alle imprese era richiesto in primo luogo di essere profittevoli e in grado di resistere alle oscillazioni del mercato, oggi tale paradigma sembra insufficiente. Alle imprese si richiede di adottare strategie sostenibili, non solo a livello finanziario, ma anche a livello ambientale, sociale e gestionale.

I modelli di rischio fisico, così come quelli atti a valutare il rischio di transizione, si inseriscono nel più ampio campo delle metodologie di valutazione della sostenibilità. Conosciute anche come valutazioni ESG, acronimo di Environmental, Social e Governance, da qualche anno sono sempre più richieste insieme alla valutazione tradizionale del rischio di credito. La stessa Unione Europea ne promuove lo sviluppo, attraverso una serie di normative volte a finanziare la crescita sostenibile. 

Nel breve futuro ci si aspetta che tali valutazioni diventino parte integrante del processo di valutazione dell'impresa, modificando i flussi di investimenti a favore delle imprese considerate meritevoli dal punto di vista della sostenibilità.

Conclusione

Il cambiamento climatico sta ridefinendo il panorama in cui viviamo anche sotto il profilo imprenditoriale, trasformando la sostenibilità da ideale a imperativo economico. Dall’influenza delle normative europea in tema di gestione dei rischi climatico-ambientali, fino alla Legge di Bilancio 2024, emerge come la sostenibilità non sia più solo una responsabilità etica, ma un elemento chiave per la resilienza e la crescita aziendale. La proposta di assicurazione obbligatoria contro i danni causati dal clima, sebbene con i suoi limiti, rappresenta un passo avanti nella cultura previdenziale, spingendo le imprese verso una consapevolezza maggiore dell'importanza della tutela del territorio, in un mondo in cui i cambiamenti climatici richiedono azioni immediate.

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